VIVI E LASCIA VIVERE....SI, MA FALLO DAVVERO

Se la felicità fosse triste.
Se fosse triste sarei molto felice.
Questa è decadenza?
Quella di Pascoli, che non ha ancora cessato di esistere.
La mia società è angosciata, decadente, scarna.
Misera, come miseri sono gli
uomini che non se ne accorgono.
E' un abito nuziale troppo stretto.
E' l'inquinamento dell'anima.
Una cappa nerastra pesante; pesa sul cuore e sull'intelletto.
Non da' tregua nè pace.
Crea solo angoscia e offre domande senza risposta. E pesa. Pesa.
Chi non la sente, non chiede, non pensa, non ascolta, dunque non ama.
Non ama perchè non vive, ma solo sopravvive.
Se la felicità non fosse un sorriso, sarei molto felice.
Se bastasse vivere,
senza soffrire mai, sarebbe diverso.
Non mi sento libero nemmeno di soffrire;
se soffri a vent'anni sei uno sciocco.
Oggi, la mia società, non lo prevede, non lo sopporta.
Devi essere quello che non sei,
difendere ciò che non ti rappresenta.
Ma cosa resta? La sottile figura ombrosa
di una massa deforme e silenziosa,
che ride, certo, ma ride perchè solo quello le resta.
Un sorriso finto, di plastica.
Un gioco morboso. Eppure, per me e la mia esperienza,
è doveroso pensare, ma non credere,
che ciò avvenga perchè senza domande fastidiose
sull'interiorità si viva meglio.
Si vive meglio al riparo
di uno stipendiucolo a fine mese, schiavi del globale
e privi di un'anima.
Smettiamo di esistere perchè dobbiamo farlo,
ma ribelliamoci alla schiavitù cerebrale alla quale
siamo stati educati ad obbedire.
Viviamo perchè vogliamo farlo.
Chiediamoci tutti insieme qual'è lo scopo.
Inventiamo noi stessi.
Creiamoci. Amiamoci.
Approfondiamoci e diamo vita all'allegria di massa.
Parliamo di arte, musica, letteratura
senza stufarci dopo poco.
Rendiamo la nostra società degna di un uomo libero,
di un uomo artista, che non crea
una nuova corrente, ma crea un uomo libero.
Libero di essere, di pensare.
Libero di soffrire.





















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